UN’ONDA NEOPAGANA SULLE RICORRENZE CRISTIANE CHE SCANDISCONO L’ANNO

Halloween e i suoi fratelli ma il tempo dell’uomo non è moda

Da qualche anno assistiamo anche per la solennità di Tutti i Santi a un fenomeno che, sia pure con modalità e tempi diversi, si è già manifestato per le altre fondamentali feste cristiane. Una sorta di 'scippo' o, se si preferisce, una specie di ritorsione storico­culturale, rispetto al dinamismo liberante con cui le prime comunità dell’era apostolica e subapostolica avevano sovrapposto a festività pagane la celebrazione di eventi legati all’annuncio della Buona Novella (esemplare il caso del Natale, fissato al 25 dicembre in coincidenza anche simbolica con il solstizio d’inverno). Duemila anni dopo accade invece che – talvolta sotto la spinta di esigenze commerciali – festeggiamenti ispirati a una mentalità vagamente neopagana rischiano di avere il sopravvento rispetto alle corrispondenti feste cristiane. Per fortuna, almeno finora, il fenomeno è limitato ai suoi riflessi mediatici e comunicativi. Ma si sa che certi media (e le corrispondenti élite economiche e culturali) tendono sempre più a costruire e modificare la realtà, piuttosto che a rappresentarla. E dunque, pur senza usare toni apocalittici, è bene prendere in seria considerazione ciò che sta accadendo.
Che cosa sta avvenendo, dunque?
Limitiamoci all’osservazione di quattro delle più importanti feste cristiane. Natale è talvolta - specie nel nostro mondo occidentale - una festa senza festeggiato. O meglio con un surrogato di festeggiato (Babbo Natale, di cui è evidente la matrice consumistica), messo al posto dell’originale, cioè Gesù Bambino. Pasqua rischia di diventare la festa della primavera, l’Assunta di essere assorbita nel solleone del Ferragosto e tutti i Santi, appunto, di passare in secondo piano rispetto alla carnevalata di Halloween. Carnevalata, certo, con la sua grottesca rappresentazione dell’orrido e di un aldilà popolato da creature dannate e infelici. Tuttavia, pur non sopravvalutando ciò che in effetti questo evento è (una moda le cui implicazioni commerciali sono quanto mai scoperte, dato l’indotto di gadget, maschere e travestimenti che si porta appresso), non è bene neanche farlo passare completamente sotto silenzio, dato l’impatto che una simile rappresentazione può avere soprattutto sulle giovani generazioni.
All’inizio del 'decennio dell’educazione' - la sfida che la Chiesa italiana propone a se stessa e all’intera società - è legittimo impegnarsi come e più che in passato per riaffermare la verità storica (oltre che i contenuti di fede) di tutte le feste cristiane a rischio di 'scippo'. Così come è legittimo, nel caso di Halloween, l’interrogativo sul segnale che questa moda soprattutto giovanile ci trasmette. Paura del futuro?
Sfida estrema a questa stessa paura, dato che per la mentalità dominante anche il semplice averla, la paura, sentimento umanissimo e naturale, è considerato un segnale di debolezza? Oppure incapacità di avere speranza, perdita del senso della vita e quindi anche della morte? Come si vede, domande impegnative che rimandano a una fede pensata e a una vicinanza agli uomini e alle donne del nostro tempo, in qualunque situazione si trovino. Per limitarci al dualismo Halloween-Tutti i Santi, basti ricordare che proprio nella rappresentazione dell’aldilà esse sono agli antipodi. Con tutto il rispetto di chi la pensa diversamente, noi vorremmo tenerci stretta, e proporla senza costrizioni, la visione trascendente cristiana. Per cui, grazie al sacrificio salvifico di Cristo liberamente accolto nella nostra vita terrena, siamo attesi da un destino di beatitudine eterna. Per le carnevalate ci sono altri spazi. A Carnevale, appunto. Perché semel in anno licet insanire, come dicevano gli antichi Romani. Semel, cioè una volta all’anno. Due o più rischiano di diventare troppe. Il tempo dell’umano non può essere scandito dalle mode.
Mimmo Muolo, in Avvenire del 30 ottobre 2009