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"Dio tace, ma è vicino a chi soffre"
di Charles Moeller
Charles Moeller, Sacerdote belga, teologo: Littérature du XX siècle et christianisme, vol. I - Casterman, 1959 - (Riferimenti biblici: Mt. 26, 36-42; Ebr. 12, 1-13)


In un senso, Dio ci parla continuamente; in un altro senso, egli tace. Noi conosciamo il disegno generale della sua provvidenza, ma ne ignoriamo completamente i particolari. Il solo atteggiamento cristiano che possiamo vivere sulla terra e l'abbandono nella fede. Vi sono epoche in cui gli uomini prendono chiara coscienza dell'assenza apparente di Dio. La nostra ha appunto questa caratteristica... Ci sono milioni di vittime che soffrono: due uomini su tre non hanno abbastanza per vivere... Sembra che dalla comparsa del cristianesimo nulla sia cambiato nel mondo. I cristiani stessi sembra che soffrano più degli altri... Lo spettacolo della Chiesa perseguitata li turba, l'apostasia dell'umanità intera li scoraggia. Si esige da loro ogni giorno il coraggio dei crociati, ma essi questa forza sentono di non averla. Il silenzio di Dio pesa terribilmente su di noi, in un'epoca in cui si avrebbe più che mai bisogno di un po' di tranquillità, non fosse che per avere il tempo di respirare prima di riprendere il cammino. Il cristiano di oggi invece non ha un momento di tranquillità. E' assalito da problemi di tutti i generi, che si presentano a lui insieme e a proposito di ogni cosa. Chi non potrebbe raccontare una storia come questa, per esempio: una famiglia spende un patrimonio per mandare un bambino malato verso una lontana meta di pellegrinaggio, nella speranza di ottenere la sua guarigione; i fratelli e le sorelle, i genitori, gli amici, pregano, le comunità religiose offrono le loro preghiere e i loro sacrifici. Ma il bambino non guarisce. Il miracolo più grande, a Lourdes, è proprio questo: che chi non è guarito ritorna sereno e più amico di Dio. Il vero miracolo è la fede. Tuttavia rimane fatto che una guarigione miracolosa trasforma la vita spirituale di coloro che ne sono i protagonisti. Perché questo e guarito, e quell'altro no? Terribile mistero. Si può, anzi si deve dire che la fede di coloro che hanno sacrificato ogni cosa per ottenere la guarigione di un figlio e non vengono esauditi, e provata da Dio in modo particolare. «Poiché eri gradito a Dio, bisognava che la tentazione ti mettesse alla prova», dice il libro di Tobia (12, 13). Coloro la cui fede e provata nel profondo sono certamente pia vicini a Dio, pia attivamente impegnati nella redenzione del mondo, che non quelli che soffrono solo i dolori «classici» della vita... Chi, immerso nella sofferenza, di cui non intravede la fine, e capace di riconoscere che Dio e pia buono e pia grande di qualunque persona o cosa egli conosca al mondo, costui e molto vicino al Cristo. E' difficile scrivere queste cose: sono vere, ma quando noi si e provata personalmente una delusione come questa, le frasi di questo genere possono sembrare loquacità standardizzata di certe consolazioni sacerdotali». Dio sa quello che fa. Ma ci pare di non chiedere troppo se talvolta supplichiamo il Signore di concederci una consolazione sensibile a cui la nostra anima, che dopo tutto e incarnata in un corpo fragile, possa attingere un po' la forza. Dio rifiuta questa consolazione ai suoi amici pia cari. La Bibbia, tutta la Bibbia lo proclama, e soprattutto Figlio di Dio, Gesù Cristo, il quale chiese che il calice amaro venisse allontanato; eppure lo bevve, liberamente, per amore.
Tratto da: Meditazioni per l'anno liturgico - Edizioni Messaggero (Padova)