Avvisi e comunicazioni

Omelia per l'inaugurazione del campo sportivo di Lacuna

La parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada…
Le prime parole della seconda lettura ci mettono sulla giusta direzione che dobbiamo prendere per rendere fruttuosa la partecipazione alla S. Messa. La Bibbia è dialogo tra persone vive che si pongono domande sul senso di ciò che accade, sul senso dell’esistenza. Dio fa conoscere i suoi pensieri e l’uomo lo interroga sul senso della sua esistenza. Ogni volta dunque che ascoltiamo la Parola di Dio, ci viene chiesto lo sforzo del silenzio perché l’eco di ciò che vuole dirci Dio ora, possa risuonare in tutto il nostro essere.
Nel Vangelo di Marco la parola di Dio risuona per quell'uomo che Gesù incontra, ma lascia però un cuore scontento: “a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato”.
Quel tale ha intuito che la sua vita così com’è non può continuare, ma non riesce a compiere il passo decisivo che la riempirebbe di significato autentico. Il passo che non riesce a fare è quello di spendersi per gli altri, per il suo prossimo e le ricchezze accumulate gli impediscono di essere libero di amare. Non a caso Gesù ha citato solo i comandamenti che riguardano il nostro rapporto con il prossimo. Sappiamo che “donare” tempo, mettere la propria vita a servizio degli altri, fare della nostra vita un "dono" perché anche gli altri possano essere felici, non aumenta il conto in banca di nessuno. Soprattutto quando lo si fa per amore autentico. La proposta di Gesù è proprio questa: amore di Dio e amore per il prossimo vanno di pari passo. Egli ci offre un modello: guardando all’amore di Cristo e dei suoi discepoli per una umanità, ferita, divisa, alcerata, ammalata, incapace di fare il bene gratuitamente, di prendersi cura degli ultimi. Di fronte a questa prospettiva spesso ci si blocca perché sembra non esserci alcun tornaconto utile. per una generazione che ha monetizzato tutto, tempo e rapporti umani compresi, fa paura impegnarsi a fondo. A chi lo fa guardiamo come a delle persone brave, ma da non imitare.
Gesù risponde a questa paura: per chi mi segue nel vivere il Vangelo fino in fondo, nel servire il prossimo come stile di vita, la resa è eccezionale: il centuplo quaggiù e la vita eterna. Ci pensa Dio a rendere bella la nostra vita quando riusciamo a mettere in pratica il comandamento che Gesù vive in prima persona con grande coerenza tra fatti e parole: amare Dio sopra ogni cosa e il prossimo come se stessi.
La prima lettura ci ha consegnato invece una preghiera che indica nella prudenza e nella sapienza i beni più preziosi, le virtù che più aiutano e fare buon uso non solo dei beni materiali che guadagniamo per il sostentamento della nostra vita, ma per fare buon uso della vita stessa come bene primario. Lo spirito di sapienza ci conduce nel cammino della nostra esistenza affinché impariamo di età in età ad apprezzare ciò che veramente ha valore anche in relazione con la morte che è la realtà che chiude l’esistenza terrena come la copertina di un libro. “Ho combattuto la mia buona battaglia, ho conservato la fede”, dice san Paolo negli ultimi giorni della sua vita. Ho apprezzato la vita come dono di Dio e gliela restituisco non tanto "più" carica di beni, ma più colm di opere buone, di relazioni umane positive dove, mettendo in gioco la mia vita, ho consegnato al cuore altrui una buona testimonianza. Lo spirito di prudenza ci invita a seguire il bene, a stare attenti a non dare scandalo, a prestare attenzione alle parole e alle azioni affinchè non siano veicoli di discordia, di male, di cattiveria. La prudenza ci aiuta a custodire tutta la nostra vita nella ricerca della saggezza per essere credibili. Per un uomo o una donna di fede questo significa prendere atto che il lavoro su se stessi e sul proprio cuore è lungo difficile arduo: si tratta di sentirsi sempre in cammino sulla via della conversione. L’invito di Gesù: vieni, seguimi… in questa prospettiva è sempre attuale e racchiude in se possibilità sempre nuove e arricchenti per la nostra vita.
Questa occasione della benedizione dei lavori di recupero di questo campo di calcio diventa a sua volta occasione per vedere come nessun “mondo” sia estraneo alla parola di Dio. Sport e fede: quante volte san Paolo paragona la vita cristiana ad una gara. Quante volte si richiama l’allenamento dello sportivo come virtù di perseveranza per raggiungere buoni risultati.
Ecco allora alcune suggestioni quasi che vorrei lasciare oggi a quanti attorno a questo campo, vivono ore significative del proprio tempo libero.
Anzitutto ai dirigenti e agli allenatori: prendetevi cura spassionatamente dei nostri ragazzi. Ve li consegnamo per tante ore alla settimana. Siate “esempi” di persone mature, appassionate della vita, rispettose delle coscienze per avere voi per primi una buona coscienza illuminata. I ragazzi sono il fine, lo scopo e dentro il loro processo educativo avete una grande responsabilità. L’insegnare il gioco di squadra significa creare le basi per la vita di persone che un domani sapranno collaborare tra loro, capaci di dialogo, di volersi bene, di portare nelle nostre piccole comunità civili il senso della giustizia perché inculcate loro che senza regole non si va da nessuna parte, del perdono, del dialogo e della comprensione reciproca. Ma anche del dono di sé, nel far comprendere “sul campo” il valore di mettersi in gioco con tutti i propri talenti. Anche in qeusto campo avete una importanza incredibile: scoprire talenti.
Il nuovo campo di calcio sia allora veramente una metafora della vita. Questo campo a cui è stato ridonato il colore del “verde” sia da oggi un luogo di speranza per tutti: non solo per un futuro migliore, ma per una qualità della vita decisamente migliore.