Omelia per il raduno degli Alpini della Sezione del Cadore
XIX Domenica del tempo ordinario
Carissimi, in questo periodo dell’anno Danta si offre vestita a festa con i colori dell’accoglienza e dell’amicizia e con numerose iniziative. Anche questa adunata è accolta e partecipata in tale cornice, come evento significativo di questa estate 2009.
La parola adunata, nel cuore degli alpini, risveglia un intero mondo di ricordi e di amicizie di lunga data, ma soprattutto richiama un patrimonio di valori che contribuiscono alla crescita della società in modo veramente edificante.
La parola "adunata" significa “convocazione”. La Celebrazione Eucaristica è "convocazione" attorno a Cristo, il vivente, che accompagna la storia di ciascuno di noi nelle varie situazioni d’incontro, di festa, di gioia come in quelle di sofferenza e di dolore.
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Nella prima lettura abbiamo ascoltato la vicenda di un profeta – Elia - che nell’VIII secolo a.C. ha scritto con la sua vita pagine di storia del suo popolo intrecciandole con la storia della salvezza.
La storia dela salvezza altro non è che il progetto d’amore e di misericordia che Dio ha per noi.
Il brano ascoltato ci presenta Elia solo, deluso, amareggiato: la parola di Dio che ha annunciato e testimoniato non è entrata nella mentalità del suo popolo. La fedeltà ai comandamenti – che ci mantiene nella libertà - non è accolta. Elia sperimenta la fragilità, avverte la delusione, sente che la sua stessa fede viene meno. Addirittura non è più sicuro della sua missione; vuole abbandonare tutto, ma anche provocare Dio perché offra una risposta chiara.
Quante volte nella nostra vita avvertiamo anche noi questa debolezza e verrebbe voglia di piantare tutto? Credo che anche nella vostra esperienza personale possa giungere il momento della solitudine e dello sconforto.
Nel vostro statuto, cari alpini, vi ponete come obiettivo quello di “tenere vive e tramandare le tradizioni degli Alpini, difenderne le caratteristiche, illustrarne le glorie e le gesta”.
Quanta fatica coltivare questo proposito, in questo nostro tempo in cui ciascuno ha la propria verità in tasca a concepisce la libertà a prescindere dai rapporti che lo legano agli altri. Le tradizioni risultano strette, i valori del passato "sopportati".
Sappiamo bene che non basta il "ritrovarsi insieme" e ricordare i bei tempi passati per dire: "ci siamo riusciti". La memoria e il ricordo sono necessari: ma occorre porsi mete nuove, occorre ripensare strategie e linguaggi coinvolgenti per trasmettere ciò in cui si crede e non restare isolati.
La focaccia e l’otre di acqua che Dio pone ad Elia, lo sveglia dallo sconforto che lo aveva intorpidito. Dio pone davanti ad Elia la possibilità di un cammino: raggiungere una meta. Scoprire che se si cammina sulla strada di Dio allora è più facile portare il peso e la fatica.
Dio conosce la fatica del suo profeta, come conosce la fatica di ognuno di noi: ci dona quanto serve al nostro cammino per giungere ala sua scoperta e alla ricerca del fine della nostra vita: la felicità, lo stare bene.
Il Vangelo offre a noi questa prospettiva. Il pane antico di Elia è per noi il pane nuovo dell’Eucaristia. L’Eucaristia diventa così prospettiva nuova per incontrare Dio attraverso Cristo Risorto che nella celebrazione della Messa si rende realmente presente ai nostri occhi, al nostro cuore e ci interpella, interpella la nostra ragione per verificare e rettificare i tanti sentieri che ci allontanano gli uni dagli altri, ci allontanano da Dio, ci allontanano dai valori umani che la predicazione di Gesù ha assunto e illuminato perché potessero brillare agli occhi di tutte le generazioni che si affacciano alla storia dell’umanità e nella vita della Chiesa.
Nella vita e missione di Gesù, e in particolare nella sua Pasqua, si manifesta in pienezza il volto del Padre; l’Eucaristia è sintesi di tutta una vita donata per amore ed educa a ripetere lo stesso stile di donazione. Non ci è difficile intuire quanto siamo vicini in questi obiettivi, quanto comuni siano i criteri per migliorare la società ed impegnarsi a fondo per essa.
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Come è già stato ricordato nei discorsi ufficiali, l’8 luglio del 1919 nasceva l’associazione nazionale alpini. Sono stati novant’anni di storia che riguardano la vita di generazioni e generazioni di giovani, uno stile di presenza nella società in tutti i settori della vita comune. Le adunate perseguono lo scopo statutario di “rafforzare vincoli di fratellanza nati dall’adempimento di un dovere comune”. La fratellanza è un tema caro alla Chiesa perché è nel cuore del Vangelo. La fratellanza diventerà ancora più forte e radicata nei vostri cuori se saprete attingere al cuore di Cristo, al suo sacrificio che si rinnova ogni domenica sull’altare delle nostre Chiese.
Rispondiamo all’invito che Gesù Cristo ci rivolge atiingendo allo stile che San Paoloci ha esortato a fare nella seconda lettura di questa S. Messa: fare della nostra vita, una vita di carità che nell’impegno per migliorare i rapporti umani, il vivere insieme, per riseminare nei solchi della nostra storia i germi sempre vitali di pace, di giustizia sociale, di vero bene per tutti.
XIX Domenica del tempo ordinario
Carissimi, in questo periodo dell’anno Danta si offre vestita a festa con i colori dell’accoglienza e dell’amicizia e con numerose iniziative. Anche questa adunata è accolta e partecipata in tale cornice, come evento significativo di questa estate 2009.
La parola adunata, nel cuore degli alpini, risveglia un intero mondo di ricordi e di amicizie di lunga data, ma soprattutto richiama un patrimonio di valori che contribuiscono alla crescita della società in modo veramente edificante.
La parola "adunata" significa “convocazione”. La Celebrazione Eucaristica è "convocazione" attorno a Cristo, il vivente, che accompagna la storia di ciascuno di noi nelle varie situazioni d’incontro, di festa, di gioia come in quelle di sofferenza e di dolore.
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Nella prima lettura abbiamo ascoltato la vicenda di un profeta – Elia - che nell’VIII secolo a.C. ha scritto con la sua vita pagine di storia del suo popolo intrecciandole con la storia della salvezza.
La storia dela salvezza altro non è che il progetto d’amore e di misericordia che Dio ha per noi.
Il brano ascoltato ci presenta Elia solo, deluso, amareggiato: la parola di Dio che ha annunciato e testimoniato non è entrata nella mentalità del suo popolo. La fedeltà ai comandamenti – che ci mantiene nella libertà - non è accolta. Elia sperimenta la fragilità, avverte la delusione, sente che la sua stessa fede viene meno. Addirittura non è più sicuro della sua missione; vuole abbandonare tutto, ma anche provocare Dio perché offra una risposta chiara.
Quante volte nella nostra vita avvertiamo anche noi questa debolezza e verrebbe voglia di piantare tutto? Credo che anche nella vostra esperienza personale possa giungere il momento della solitudine e dello sconforto.
Nel vostro statuto, cari alpini, vi ponete come obiettivo quello di “tenere vive e tramandare le tradizioni degli Alpini, difenderne le caratteristiche, illustrarne le glorie e le gesta”.
Quanta fatica coltivare questo proposito, in questo nostro tempo in cui ciascuno ha la propria verità in tasca a concepisce la libertà a prescindere dai rapporti che lo legano agli altri. Le tradizioni risultano strette, i valori del passato "sopportati".
Sappiamo bene che non basta il "ritrovarsi insieme" e ricordare i bei tempi passati per dire: "ci siamo riusciti". La memoria e il ricordo sono necessari: ma occorre porsi mete nuove, occorre ripensare strategie e linguaggi coinvolgenti per trasmettere ciò in cui si crede e non restare isolati.
La focaccia e l’otre di acqua che Dio pone ad Elia, lo sveglia dallo sconforto che lo aveva intorpidito. Dio pone davanti ad Elia la possibilità di un cammino: raggiungere una meta. Scoprire che se si cammina sulla strada di Dio allora è più facile portare il peso e la fatica.
Dio conosce la fatica del suo profeta, come conosce la fatica di ognuno di noi: ci dona quanto serve al nostro cammino per giungere ala sua scoperta e alla ricerca del fine della nostra vita: la felicità, lo stare bene.
Il Vangelo offre a noi questa prospettiva. Il pane antico di Elia è per noi il pane nuovo dell’Eucaristia. L’Eucaristia diventa così prospettiva nuova per incontrare Dio attraverso Cristo Risorto che nella celebrazione della Messa si rende realmente presente ai nostri occhi, al nostro cuore e ci interpella, interpella la nostra ragione per verificare e rettificare i tanti sentieri che ci allontanano gli uni dagli altri, ci allontanano da Dio, ci allontanano dai valori umani che la predicazione di Gesù ha assunto e illuminato perché potessero brillare agli occhi di tutte le generazioni che si affacciano alla storia dell’umanità e nella vita della Chiesa.
Nella vita e missione di Gesù, e in particolare nella sua Pasqua, si manifesta in pienezza il volto del Padre; l’Eucaristia è sintesi di tutta una vita donata per amore ed educa a ripetere lo stesso stile di donazione. Non ci è difficile intuire quanto siamo vicini in questi obiettivi, quanto comuni siano i criteri per migliorare la società ed impegnarsi a fondo per essa.
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Come è già stato ricordato nei discorsi ufficiali, l’8 luglio del 1919 nasceva l’associazione nazionale alpini. Sono stati novant’anni di storia che riguardano la vita di generazioni e generazioni di giovani, uno stile di presenza nella società in tutti i settori della vita comune. Le adunate perseguono lo scopo statutario di “rafforzare vincoli di fratellanza nati dall’adempimento di un dovere comune”. La fratellanza è un tema caro alla Chiesa perché è nel cuore del Vangelo. La fratellanza diventerà ancora più forte e radicata nei vostri cuori se saprete attingere al cuore di Cristo, al suo sacrificio che si rinnova ogni domenica sull’altare delle nostre Chiese.
Rispondiamo all’invito che Gesù Cristo ci rivolge atiingendo allo stile che San Paoloci ha esortato a fare nella seconda lettura di questa S. Messa: fare della nostra vita, una vita di carità che nell’impegno per migliorare i rapporti umani, il vivere insieme, per riseminare nei solchi della nostra storia i germi sempre vitali di pace, di giustizia sociale, di vero bene per tutti.