Un testo anche per noi



«Cari sacerdoti,la grave e perdurante situazione di degrado della montagna friulana, determinata soprattutto dallo spopolamento, ha sempre toccato il mio cuore di uomo e di pastore. In più occasioni la nostra Chiesa diocesana ha promosso e domandato un rinnovato impegno da parte della gente e delle istituzioni per individuare un modello di sviluppo culturale, sociale, economico e spirituale che possa garantire futuro ai paesi montani e prospettive ai nostri giovani.Tuttavia, i numerosi appelli e le diverse iniziative di tanti soggetti, pur avendo condotto ad alcuni frutti apprezzabili, non sono stati sufficienti a risolvere il problema della progressiva emorragia che affligge la montagna. È questo un destino ineluttabile? La sorte di altre terre di montagna, in Italia e in Europa, che hanno superato analoghe stagioni di crisi e sono rifiorite grazie a progetti efficaci e sinergie virtuose, ci lascia sperare. Sento con voi il dovere della speranza e l’urgenza dell’impegno, come sempre è stato per il clero della nostra Chiesa.Ho recentemente ascoltato ancora una volta dai vicari foranei della Carnia in quale condizione versino i paesi di montagna e come sia irrisolta la questione del loro sviluppo o addirittura della loro stessa sopravvivenza: per questo intendo avviare un’azione forte, ecclesiale e sociale insieme, che solleciti intelligenze, energie, risorse e comunità e, senza mai darsi per vinti, rilanci ancora una volta la sfida ad un declino che può e deve essere sconfitto.
Il Signore, che ci invita ad essere lievito, «luce sul moggio» e «città sul monte», e che pianse al pensiero della rovina della città da Lui prediletta, Gerusalemme, ci conferirà quell’ingegno e quella tenacia di cui s’avverte la necessità.
Penso ad una Assemblea dei cristiani della montagna: tutti noi abbiamo memoria delle positive conseguenze che ebbe a suo tempo l’Assemblea dei cristiani del giugno 1977: dopo il terremoto, fu proprio quell’iniziativa della Chiesa a smuovere situazioni ristagnanti, a smascherare pericolosi compromessi, a indurre e sostenere movimenti popolari che condussero poi alla legge per la ricostruzione, all’Università di Udine e via dicendo. Se le analoghe iniziative fino ad oggi proposte per il bene del nostro territorio hanno sortito effetti limitati, ciò non scusa dall’assumerci ancora una volta l’onere di spingere verso strade nuove.
Per poter discutere con voi il problema del futuro della montagna friulana e le modalità migliori per attuare questa proposta, desidero incontrarvi a Tolmezzo.
Vi chiedo un contributo di idee e di proposte, di coraggio e di speranza: qualcosa si deve fare – questo mi pare indiscutibile –.
Il Signore Gesù, sommo e unico Pastore, che ha vissuto trent’anni a Nazareth perché Dio metta radici nella vita quotidiana della gente in un piccolo paese, ci illumini nella ricerca di ciò che è possibile operare per i nostri fratelli che vivono in comunità di montagna».