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Da Avvenire del 20/11/2007
Quella terra promessa al buon navigatore - di C. Baroni
Il vero navigatore «vede» la terra che deve raggiungere prima ancora di partire. Una macchia indistinta che prende forma nei suoi sogni. Un punto da indicare con un dito su una mappa dove c'è solo l'azzurro dell'acqua. Ne disegna i contorni con le ciglia e con gli occhi che gli brillano. Non la conosce ma sa che c'è. Per questo alza le vele e prende il mare. Il vero navigatore vive in solitudine. Per scelta e per necessità. Ci sono mete che non puoi condividere. Devi farcela da solo. Sei tu che scegli l'obiettivo, tu che devi decidere la rotta. Tu che puoi sbagliare. Gli altri ti possono solo aiutare a condurre la nave. Per questo hai bisogno di un equipaggio di gente che remi nella stessa direzione. Che sorrida con le labbra e stringa i denti. Che ti sproni e ti sostenga. Che non si abbatta al primo refolo di vento contrario. Caparbia e tenace. Non puoi permetterti neanche un marinaio scettico. Di quelli che dicono: «È stato bello ma tra un po' dovremo rinunciare al sogno e puntare ad approdi più vicini». Gli indecisi. Quelli più pesanti di una zavorra. Ancore umane che ti tengono incollato sul fondo. E fai fatica a disincagliare. Se li stai ad ascoltare per troppo tempo finiscono per insinuare il tarlo del dubbio anche a te. Pensi davvero che il vento buono non arriverà mai. E la terra che sognavi resti solo un miraggio. Una storia da raccontare quando sarai vecchio. Il rimpianto della tua vita. Del resto si sa: è quando infuria la tempesta che si vede di che pasta siamo fatti. C'è chi rimane muto ad osservare l'uragano. E quelli che si nascondono spaventati. Alcuni, pochi, aprono le ali e si librano in volo. Sfidano gli elementi e anche se finiranno a pezzi potranno dire di aver lottato. Hanno la forza dalla loro parte. La forza di crederci, di provarci fino all'ultimo. Un vero navigatore è così e ha bisogno di gente come lui sulla tolda della nave. Quella che non gli piangerà sulla spalla nei momenti di difficoltà. Che non si lamenterà mai. Anche un vero navigatore ha i suoi momenti bui. Paure inconfessate. Nuvole nere sopra la sua anima. Sguardi torvi della sorte. Ma non sarà mai lo zimbello del destino. Non è giusto. Uno come lui ha la testa che assomiglia ad un bed & breakfast. Pronta ad accogliere le idee come si apre la porta a nuovi ospiti. Una mente sgombra da cattivi pensieri e ottimista senza essere beota. Una testa attenta e concentrata. Piena di interessi e scevra dai pregiudizi. Il cuore di un vero navigatore, invece, dovrebbe essere come la stanza più bella di un castello. Quella dove sono ammesse sole le persone nobili d'animo. I cavalieri e le dame che danno refrigerio a quella stanza che ti dà la vita. Il cuore di un vero navigatore ha diritto di pretendere il meglio e va trattato con tutti con tutti i riguardi. Soprattutto da chi ce l'ha nel petto. Lo deve coccolare e farlo frequentare solo dalle persone che meritano. Il cuore di un vero navigatore va tenuto al caldo. E deve restare sempre leggero. Per volare sopra tutte le bassezze, le volgarità, i trabocchetti e le furbizie. Testa e cuore «puliti». E così anche l'obiettivo diventa più nitido. La terra da raggiungere è sempre più vicina anche se non la vedi. Perché puoi sentirla. E non hai nemmeno bisogno della bussola. Un vero navigatore è come un leone che avverte nelle narici l'odore della preda. Ormai è lì pronta per essere «sbranata». Puoi aspettare un giorno o tutta una vita ma non puoi perderti quel momento. E anche se andrà male, ci avrai provato. Pensa se rimanessi per sempre lì a lasciarti cullare in mezzo all'oceano. A sballottare dalle onde e dai venti come se tu fossi un marinaio qualunque. Peggio, un mozzo alle prime armi. No, gonfia il petto e credi in te stesso. Tanto i piedi per terra un vero navigatore non li mette mai.

(Nella foto: anziani di Danta)